Codice Civile art. 2359 quater - Casi speciali di acquisto o di possesso di azioni o quote della società controllante (1).

Guido Romano

Casi speciali di acquisto o di possesso di azioni o quote della società controllante (1).

[I]. Le limitazioni dell'articolo 2359-bis non si applicano quando l'acquisto avvenga ai sensi dei numeri 2, 3 e 4 del primo comma dell'articolo 2357-bis.

[II]. Le azioni o quote così acquistate, che superino il limite stabilito dal terzo comma dell'articolo 2359-bis, devono tuttavia essere alienate, secondo modalità da determinarsi dall'assemblea, entro tre anni dall'acquisto. Si applica il secondo comma dell'articolo 2359-ter.

[III]. Se il limite indicato dal terzo comma dell'articolo 2359-bis è superato per effetto di circostanze sopravvenute, la società controllante, entro tre anni dal momento in cui si è verificata la circostanza che ha determinato il superamento del limite, deve procedere all'annullamento delle azioni o quote in misura proporzionale a quelle possedute da ciascuna società, con conseguente riduzione del capitale e con rimborso alle società controllate secondo i criteri indicati dagli articoli 2437-ter e 2437-quater. Qualora l'assemblea non provveda, gli amministratori e i sindaci devono chiedere che la riduzione sia disposta dal tribunale secondo il procedimento previsto dall'articolo 2446, secondo comma.

(1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6.

Inquadramento

L'articolo in commento prende in esame due diversi gruppi di casi speciali di partecipazioni incrociate.

Il primo gruppo richiama la casistica delle esenzioni dalle restrizioni all'acquisto di azioni stabilita dall'art. 2357-bis, comma 1 (Vanoni, 786). Tuttavia, le azioni o quote così acquistate, che superino il limite stabilito dal terzo comma dell'art.  2359-bis, devono essere alienate, secondo modalità da determinarsi dall'assemblea, entro tre anni dall'acquisto e con applicazione del comma 2 dell'art. 2359-ter c.c.

Il secondo gruppo di esenzioni – che non trova equipollente nella disciplina delle azioni proprie – fa riferimento all'ipotesi in cui il limite del quinto del capitale sociale della controllante sia stato superato per effetto di circostanze sopravvenute. Secondo l'art. in commento, infatti, se il limite indicato dal co. 3 dell'art. 2359-bis c.c. è superato per effetto di circostanze sopravvenute, la società controllante, entro tre anni dal momento in cui si è verificata la circostanza che ha determinato il superamento del limite, deve procedere all'annullamento delle azioni o quote in misura proporzionale a quelle possedute da ciascuna società, con conseguente riduzione del capitale e con rimborso alle società controllate secondo i criteri indicati dagli artt. 2437-ter e 2437-quater c.c. e, qualora l'assemblea non provveda, gli amministratori e i sindaci devono chiedere che la riduzione sia disposta dal tribunale secondo il procedimento previsto dall'art. 2446, comma 2, c.c.

Le esenzioni previste dall'art. 2357-bis

Negli stessi casi previsti dall'art. 2357-bis, comma 2, c.c. per le azioni proprie è possibile l'acquisto di azioni o quote della controllante da parte della controllata senza il rispetto dei limiti di cui all'art. 2359-bis. Si tratta delle ipotesi in cui l'acquisto delle azioni o delle quote della società controllante avvenga: 1) a titolo gratuito, sempre che si tratti di azioni interamente liberate; 2) per effetto di successione universale o di fusione o scissione; 3) in occasione di esecuzione forzata per il soddisfacimento di un credito della società, sempre che si tratti di azioni interamente liberate. Non è richiamata l'ipotesi di acquisto in esecuzione di una deliberazione di riduzione del capitale in quanto compatibile solo con gli acquisti di azioni proprie e non di azioni di altra società (Campobasso, 285).

Nelle ipotesi indicate, l'acquisto non comporta alcun esborso per la società e trova la propria giustificazione in un interesse sociale ulteriore che esclude il rischio di abuso da parte degli amministratori (Vanoni, 786): non essendo corrisposto un corrispettivo dalla società, non avrebbe senso l'applicazione delle limitazioni di natura finanziaria, cosicché l'esenzione attiene essenzialmente alla necessità dell'autorizzazione assembleare (Vanoni, ivi).

Il termine per rimediare al superamento del limite è esteso da uno a tre anni (Vanoni, 787). Qualora l'assemblea non deliberi l'alienazione (nel triennio successivo al loro acquisto), è previsto il ricorso alla procedura di annullamento di cui al comma 2 dell'art. 2359-ter.

Secondo la dottrina, nel caso di cui all'art. 2359-quater, comma 1, c.c., il diritto di voto è sospeso per tutto il tempo del possesso e sussiste l'obbligo di iscrizione della riserva nel bilancio della società controllata (Vanoni, 787; Carbonetti, 2010, 393).

Il possesso in ragione delle circostanze sopravvenute.

La seconda ipotesi presa in considerazione dall'art. in commento fa riferimento a «circostanze sopravvenute». L'espressione si riferisce a situazioni in cui il valore nominale delle azioni di una società detenute complessivamente dalle sue controllate dirette o indirette supera il quinto del capitale sociale della controllante medesima, allorché la circostanza si verifichi sia al di fuori di un acquisto intenzionale da parte di una controllata sia al di fuori della casistica richiamata dal primo comma dell'art. in commento (Vanoni, 787; Carbonetti, 2010, 394). Si tratta di eventi che modificano una preesistente situazione di legittimo possesso di azioni, rendendola illegittima (Vanoni, ivi).

Per «circostanze sopravvenute», di cui all'art. 2359-quater, si possono considerare, per esempio, l'instaurarsi del rapporto di controllo con una o più società successivamente all'acquisto delle azioni da parte di queste ultime (Campobasso, 286; Vanoni, 789; Carbonetti, 2010, 395) ovvero eventi che incidono direttamente sulla consistenza del capitale della controllante, comportandone la riduzione, ovvero ancora eventi che incidono sul valore/numero delle azioni complessivamente possedute dalle sue controllate, incrementandolo (Vanoni, 790).

Le modalità di annullamento delle azioni eccedenti.

L'articolo in commento, in ordine alle modalità di annullamento delle azioni eccedenti, rinvia alla disciplina del recesso del socio: il legislatore, dunque, impone che l'annullamento sia attuato in misura proporzionale rispetto a tutte le azioni possedute da ciascuna società controllata ed alle azioni proprie della controllante (Vanoni, 791).

L'assemblea competente a deliberare l'annullamento è l'assemblea straordinaria.

Qualora l'assemblea non provveda, gli amministratori e i sindaci devono chiedere che la riduzione sia disposta dal tribunale secondo il procedimento previsto dall'art. 2446, secondo comma, c.c.

Bibliografia

Campobasso G.F., Diritto commerciale, 2, Diritto delle società, a cura di M. Campobasso, Torino, 2012;

Carbonetti, Art. 2359-ter, in Commentario romano al nuovo diritto delle società, a cura di d'Alessandro, Padova, 2010; Carbonetti, L'acquisto di azioni proprie, Milano, 1998; De Luca, Artt. 2359 bis - 2359 quinquies, in Commentario del codice civile, a cura di E. Gabrielli, Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di D. Santosuosso, Milano, 2015; Lamandini, Artt. 2359–2359-quinquies, in Società di capitali. Commentario, a cura di Niccolini, Stagno d'Alcontres, I, Napoli, 2004; Vanoni, Artt. 2359-ter – 2359-quinquies, in Società per azioni, Codice civile e norme complementari, a cura di Abbadessa, Portale, Milano, 2016; Weigmann, L'autorizzazione dei soci della capogruppo per le operazioni finanziarie, in Contr. impr. 1998, 335.

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